Bentornati o benvenuti su Indipendent Monday, rubrica indipendente che vorrebbe, e qualche volta ci riesce, recensire e suggerire i migliori videogiochi indipendenti offerti dalla vasta scena indie. Questa settimana andiamo su un pluripremiato, decantato e acclamato titolo: Monaco – What’s Yours is Mine. Perché tanti premi e cotali celebrazioni per questo titolo partito con auto-distribuzione per arrivare poi su Steam e Xbox Live? Scopriamolo subito.
La banda bassotti
Il titolo sviluppato da Andy Schatz è stato subito al centro delle attenzioni di premi importanti come quello dell’Indipendent Game Festival che lo premiava, sorprendendo il suo sviluppatore, in due categorie. La più assurda, per il suo papà e non certo per noi criticoni, era dedicata al design. Design che, in questo caso, è utilissimo a presentare il concept dietro questo titolo.
In Monaco saremo parte di una banda di ladri, ognuno specializzato in un ramo criminoso, il cui obiettivo è quello di trafugare, in una sorta di torre cinese di difficoltà, tutto quello che abbia un valore inestimabile. Molto semplice lineare.
A rendere speciale il titolo è soprattutto la realizzazione e l’invenzione geniale che si nasconde appunto dietro la resa di un idea videoludica così semplice partendo dal design, passando per il gameplay e approdando alla componente co-op, elevazione massima delle potenzialità del gioco.
Partiamo quindi dal design. Monaco, quindi Francia, quindi ladri un po’ Lupin, un po’ Pantera Rosa, goffaggine, spirito e quell’aria geniale e ingenua. Questa forse la perfetta sintesi del titolo. La comicità tipica della banda Disney incrocia quella francofila dell’ispettore Clouseau, incorniciandosi in una veste grafica semplice, seppur ottimamente curata nei dettagli, proponendo una visuale e un concetto labirintico delle mappe tipico di Pac-Man. Qui, scusate, sorge un altro paragone. Monaco è l’evoluzione 2013 di quell’affascinante design retrò, rielaborato in tutte le salse ma mai contestualizzato così bene.
La fantasia nella realizzazione schematica degli ambienti, dei personaggi in scena – guardie e ladri – e infine, e certamente non meno importante, del mondo di gioco, è qualcosa di orgasmico. Schatz gioca con le luci, i chiaroscuro, e il bianco e il nero, in un modo tutto nuovo, in barba a tutti i tripla A che, fino ad ora, con il bianco e il nero hanno combinato ben poco di affascinante. L’idea di evidenziare le mappe, colorandole e accendendole, solo al passaggio del giocatore mantenendo tutto il resto come se stessimo guardando la planimetria prima del furto, è non solo un ottimo spunto estetico, ma anche una trovata capace di rendere il gameplay più interessante e difficoltoso. Infatti le guardie e la loro presenza sarà visibile solo se saranno nella nostra stessa stanza o nel raggio d’azione del nostro personaggio, altrimenti i loro spostamenti saranno completamente oscuri.
Il comparto audio è perfetto, incalzando con musiche ben assortite ed esclamazioni francesi comiche e opportune il giocato. I dialoghi e le trame imbastite per il single player sono frizzanti e strappano qualche sorriso, seppur non si distinguano per una particolare originalità. La realizzazione tecnica delle idee illustrate è fantascientifica e la resa finale è devastante per la goduria del giocatore.
Anche Lupin aveva il suo manipolo di spalle
Il gameplay del titolo è tutto un programma e non si limita certamente a sfruttare l’idea di design, nonostante questa componga la parte migliore dell’invenzione dietro il concept. Le diverse attitudini dei componenti della banda hanno un peso nella riuscita del colpo e, ovviamente, contribuiranno a rendere la missione più o meno ostica, modificando il modo in cui affrontiamo il puzzle.
Le mappe diventeranno sempre più complesse e, nelle prime ore, serviranno a illustrarci come utilizzare i differenti componenti della banda, dando l’idea di quello che il gioco, se non fosse per un dettaglio, avrebbe potuto non essere: un capolavoro indie.
Giocare Monaco solamente in single player è da str@€zi! Il titolo da il meglio di se giocato in co-op, trasformandosi in un party game divertente, vario, vasto e una sfida adatta a qualsiasi giocatore alla ricerca di un’esperienza capace di mettere alla prova il proprio genio criminale. Niente fucili a pompa capaci di far esplodere le budella delle guardie in fiotti di sangue, ma mappe portate sempre più verso azioni tattiche degne di Lupin, Jigen e Goemon!
Gambe in spalla!
Dovete perdonare la furia eccitante con la quale ho esaltato le gesta di Andy Schatz e del indie game, ma soprattutto dovete concedermi alcune lacune valutative sul gameplay, poiché entrare troppo nel dettaglio, in casi come questo, contribuisce a rovinare un esperienza di gioco da infarto. Monaco – What’s Yours is Mine, è un titolo COMPLETO e per questo motivo perfetto, poiché dove avrebbe fallito nelle palesi limitazioni di una release solo single player, si risolleva a perfezione nella realizzazione di una feature co-op priva di mancanze.
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